Caro Roberto,
Anzitutto chiarisco che a livello personale ritengo non stia a noi laici "condannare" un successore degli apostoli, e tantomeno la Chiesa.
Detto questo, la situazione non migliora quando si attribuisce alla "Chiesa" qualcosa che in realta' e responsabilita' di "membri" della Chiesa.
Chiariamo i fatti.
Anzitutto, puo' la Chiesa negare un sacramentale (perche tale e' il funerale)? Certamente. La Chiesa puo' negare addirittura i Sacramenti alle persone colpite dalla pena medicinale della scomunica, fra cui i peccatori impenitenti, gli apostati, gli eretici, e gli schismatici, cosi' come coloro che hanno attuato o favorito l'aborto, coloro che hanno profanato l'Eucaristia, e via discorrendo. Se la Chiesa ha autorita' divina per separare il fedele impenitente dalla Santa Comunione - che e' Sacramento - allora ha la stessa autorita' per negare i semplici sacramentali (fra cui il funerale).
La legge divina non puo' escludere un pentimento intimo, e via discorrendo. Sono belle parole, misericordiose e degne di un discepolo di Cristo. Tuttavia la Chiesa non ha nei suoi annali la "legge divina", bensi' il Codice di Diritto Canonico. Tale Codice, frutto del lavoro dello Spirito Santo e di secoli di saggezza e prudenza, a cui sono vincolati per santa obbedienza i vescovi ed i sacerdoti, ha un capitolo (il secondo) nel Libro IV, Parte II, Titolo III, che si intitola: "
A CHI SI DEVONO CONCEDERE O NEGARE LE ESEQUIE ECCLESIASTICHE "
Cito testualmente:
CITAZIONE
Can. 1184 -
§1. Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche: 1) quelli che sono notoriamente apostati, eretici, scismatici; 2) coloro che scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana; 3) gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli.
Can. 1185 - A chi è escluso dalle esequie ecclesiastiche, deve essere negata anche ogni Messa esequiale.
Roma locuta, causa finita. Ogni altra osservazione, parere, opinione, e giudizio e' da una parte inutile, da un'altra spiritualmente insalubre, in quanto ci pone in diretto contrasto con il Magistero, sollevando la nostra interpretazione personale a livello dei pronunciamenti della Sede Apostolica. Cio' non puo' essere per coloro che sono chiamati ad una Professione di Fede come quella stabilita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1967:
CITAZIONE
[...] Fermamente accolgo e ritengo anche tutte e singole le verità circa la dottrina sulla fede e i costumi, sia che siano state definite dalla Chiesa con giudizio solenne sia che siano state asserite e dichiarate con magistero ordinario, come dalla stessa sono proposte, soprattutto quelle che riguardano il mistero della santa Chiesa di Cristo, i suoi Sacramenti e il Sacrificio della Messa come pure il Primato del Romano Pontefice.
Detto questo, andiamo al punto fondamentale della faccenda:
dove sta il rifiuto di cui parli?
Il Vicariato di Roma infatti
non ha rifiutato (come molti si sarebbero aspettato, e giustamente anche) le esequie al capitano delle SS responsabile per il massacro delle Fosse Ardeatine, bensi' ha proposto, per evitare scandalo, che il funerale venisse celebrato in forma privata. A cio' ha risposto il rifiuto dell'avvocato di famiglia, ed il Vicariato ha istruito tutti i sacerdoti della Diocesi di Roma ad attenersi alla disciplina stabilita. E' stato l'avvocato a rifiutare il funerale, non la Chiesa.
A cio' ha seguito il pietoso spettacolo per cui si sono rivolti ad una parrocchia della SSPX - di situazione canonica irregolare, e dunque non tenuta all'obbedienza come i comuni mortali - che ha accettato di svolgere il funerale. Che e' risultato in una ressa fra estremisti violenti di due fazioni politiche opposte, nel quasi-pestaggio del sacerdote celebrante, nella sospensione del funerale, ed in violenti scontri.
Questi sono i fatti, caro Roberto. La misericordia di Dio e' infinita, ma la sua giustizia e' implacabile, e la sua Chiesa e' prudentissima. Se il figliol prodigo non si fosse pentito e fosse tornato ad umiliarsi e sottomettersi, sarebbe rimasto dove meritava di stare, nel fango a mangiare il mangime dei porci che pascolava, impuro di fronte a Dio e di fronte agli uomini.
Il funerale inoltre non ha alcun effetto salvifico sull'anima del defunto, giacche' si svolge dopo la sua morte, e dopo il suo eventuale pentimento (naturale o soprannaturale che sia, ordinario o straordinario che sia). Esso puo', in quanto sacramentale, alleviare la sua pena in Purgatorio, ma non salvarlo dalle fiamme della dannazione. Il funerale, ripeto, non e' rito essenziale per la salvezza dell'anima.
In quanto alla tua affermazione: "
“tutti”, nell'aldilà, hanno possibilità di essere riammessi alla tavola del Signore", essa costituisce indubbiamente un grave errore in materia di fede, in quanto nega la realta' dei Novissimi, e implicitamente contraddice insegnamenti cruciali di Nostro Signore, fra cui Mt 7:13-14: "larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!"
Il pentimento e la riconciliazione devono stabilirsi in questo mondo, non nell'altro. Per questo Cristo concede ai suoi sacerdoti il potere divino di rimettere i peccati
e di non rimettere i peccati, di scioglere
e di legare. Quindi non e' che "
un prete non può arrogarsi il compito di invadere la coscienza individuale", bensi' egli, sacerdote di Cristo Re, ne ha il
diritto ed il
dovere di fronte non all'individuo, ma alla Chiesa ed a Cristo.
In corde Iesu